Il diario di viaggio
T
28 maggio
Per la quarta volta in pochi mesi rimaniamo di stucco quando al negozio della Tim ci dicono candidamente che il credito é esaurito. Stavolta ne abbiamo abbastanza. Proprio ieri abbiamo ricaricato 20 euro. Fra ieri e oggi sono scomparsi nelle tasche del signor Tim senza che abbiamo effettuato alcuna telefonata. Consultando il PC l’operatore del negozio non é in grado di dirci per quale magia ciò sia avvenuto. “potrebbe darsi” che rispondendo sì alle decine di “offerte” di minuti o GB che arrivano, abbiamo “involontariamente” attivato qualche pacchetto che voracemente ha divorato il credito. Se vogliamo ripristinare il collegamento dobbiamo pagare 10 euro che andranno parzialmente a coprire il debito che abbiamo nei confronti del signor Tim, per cui ci resterebbero ancora 2 euro di credito per le chiamate. Sorridiamo, ringraziamo e giriamo i tacchi. La decisione é presto presa. Si cambia gestore telefonico. Non che ci illudiamo di capitare su qualcuno di onesto ma speriamo di imbatterci in una compagnia meno avida. Finora, durante questi cinque anni di circumnavigazione, Tim ha battuto tutti i record di prestidigitazione. Nessun’altra compagnia era riuscita a farci sparire così tanti soldi in breve tempo. Ovviamente, osservando ciascun singolo caso, mai nessuno si sognerà di avviare una contesa con questo gigante della telefonia. Ci chiediamo però quanti poveri tapini vengano derubati quotidianamente. Ci sarebbe sicuramente spazio per una autorità di vigilanza a tutela dei consumatori. Per il momento siamo quindi riusciti a decifrare la prima lettera dell’acronimo Tim, la T sta per truffatori. Le altre, ormai, non ci interessano più. Abbiamo elementi a sufficienza per starne alla larga.
Romano
Nuovo eroe
29 maggio
L’approdo di Antonella e Stefano a San Vito Lo Capo é piuttosto rocambolesco. A vele spiegate li vediamo spuntare all’orizzonte verso le 1200. A circa mezzo miglio ammainano le vele e si avvicinano a motore. Antonella passa a prua. Pantaloni a pinocchietto, guanti e bandana piratesco. Stefano imperturbabile al timone. Lei si mette a cavalcioni sul pulpito di prua dove la osserviamo armeggiare a lungo sotto sforzo. Intanto, Stefano, fa fare a Cauta ampi giri, in attesa che Antonella riesca a togliere un perno che trattiene l’ancora. Si é incastrato. Finalmente, paonazza, Antonella riesce a liberare l’ancora. Afferra il telecomando del salpa ancora e al “via” di Stefano comincia a calare catena. Qualcosa non va. La catena scende ma l’ancora rimane ferma a prua, una sottile cimetta verde la trattiene. “ops!” esclama Antonella mentre Stefano alza gli occhi al cielo. Sciolta la cima, l’ancora scende finalmente sul fondo e si adagia nella sabbia. Mollati 35 metri di catena, Stefano mette macchine indietro. La catena va in tensione, l’ancora tiene. L’equipaggio di Cautha é soddisfatto. “ops!” esclama ancora Antonella. “ho dimenticato di puntare l’allarme dell’ancora nel punto preciso in cui ho calato”, sotto lo sguardo severo di Stefano che abbiamo soprannominato “orco”, si fa piccola piccola. Anche se non abbiamo mai avuto grande considerazione per questi gadget, le offriamo un passaggio sul gommone per andare a puntare l’allarme ancora proprio laddove giace sul fondo. “ok, fatto” ci dice sollevata. La riportiamo a bordo dove Stefano constata che l’apparecchio é spento. A difesa di Antonella occorre pur dire che il display del cellulare si vede molto male con gli occhiali polarizzati, per cui, la pressione sul tasto é servita a nulla. Fra le risate generali, ripetiamo l’operazione che stavolta va a buon fine. All’imbrunire, la radio VHF gracchia. È Antonella, disperata, in uno slancio ecologista ha messo in una retina tutte le stoviglie della cena e la pentola a pressione per risciacquarle in mare. Ora la retina e il suo contenuto giacciono sul fondale a 7 metri di profondità. Si rende necessario un’immersione notturna per recuperare il pentolame. Il credito di A Go Go su Cautha raggiunge così un discreto punteggio … e Romano diventa il nuovo eroe di Antonella.
Romano
Gente di mare
31 maggio
Calato il gommone in acqua dirigiamo verso il porticciolo di San Vito Lo Capo per far provviste. In testa al molo dei pescatori scorgiamo un po’ di spazio dove si potrebbe ormeggiare il gommone per qualche ora senza recar disturbo a chicchessia. Franziska scende a terra e chiede al vicino diving center il permesso di legare il gommone. La risposta é tutt’altro che ospitale. Accampano delle scuse secondo cui potrebbe arrivare una loro barca. Ascoltiamo perplessi, dal momento che c’é posto per almeno 4 barca. Va bene, come non detto. Ci dirigiamo allora verso una barca di pescatori. Stanno riparando i buchi nelle reti lasciati dai loro “nemici amatissimi” delfini. Chiedo se possiamo metterci al loro fianco per qualche ora. Un’occhiata, un sorriso, un gesto di benvenuto con la mano. Possiamo affiancarci alla loro barca, tanto loro non escono e per giunta possiamo salire e scendere a terra passando più comodamente dal peschereccio. Facciamo così amicizia con Rino, un pescatore locale che insieme al fratello Vito battono queste acque da una trentina di anni. Ci raccontiamo vicendevolmente qualche breve avventura di mare e spontaneamente si instaura quella solidarietà tipica della gente di mare, gente che il mare lo vive fino in fondo e che per mare fa la differenza.
Romano
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