Il diario di viaggio
Arrivederci e addii
5 maggio
Come le mucche che escono dalla stalle a primavera, anche i naviganti mediterranei manifestano una certa eccitazione. Finalmente, dopo il lungo inverno, é giunto il momento di riprendere il mare. Ieri, di buon mattino, ben 25 barche hanno mollato gli ormeggi alla volta di Malta. Nei giorni precedenti una dozzina ha fatto rotta su Siracusa e un paio direttamente verso la Grecia. Una barca, dopo poche miglia di navigazione, ha dovuto rientrare a Marina di Ragusa per problemi al motore. Altri equipaggi indugiano in porto. C’é chi é ancora in attesa di pezzi di ricambio che tardano ad arrivare, chi preferisce aspettare che la stagione - ancora incostante - si stabilizzi e chi non si sente ancora pronto al cento per cento.
Questi ultimi si renderanno presto conto che se aspetti di essere pronto al cento per cento non partirai mai.
Sono giorni, questi, in cui ci si accomiata. Dalle persone locali che con straordinaria generosità ci hanno accolti e assistiti, così come dai velisti che si sparpaglieranno per i quattro angoli del Mediterraneo e anche oltre. Saluti, abbracci, baci.
Per molti, che si danno appuntamento in autunno in questo stesso porto, é un arrivederci. Per altri, diretti a casa negli Stati Uniti o in Nuova Zelanda, é più un addio. Le rotte si separano. Ognuno prosegue verso altre storie. Chissà quante avventure, episodi rocamboleschi, divertenti o tragici, avranno da raccontare fra sei mesi, quando convergeranno verso la stalla per ripararsi dal freddo. Vada come vada, protagonista é sempre lei : la barca.
Romano
Porto di Sciacca
6 maggio
Entriamo adagio in porto per avvicinarci al molo Corallo. Cautha é già ormeggiata. Due addetti ci fanno segno di metterci di fianco a lei. Procediamo macchine indietro per avvicinarci di poppa al pontile e afferrare le due catenarie che ci vengono allungate. Purtroppo però gli addetti si confondono e ci consegnano i cavi incrociati. Così le catenarie si attorcigliano sia attorno all’elica del motore sia tra le pale dell’elica di prua. Mi tocca indossare muta, maschera e bombole per liberare col coltello l’elica del motore e costatare che l’elica di prua é partita, si é inabissata nella spessa melma del porto. Mica male come bilancio della prima uscita primaverile.
Domani vedremo di studiare come ripararla. Ora é buio, non ci resta che consolarci con una spaghettata preparata da Antonella che é un po’ in disgrazia, non si é ricordata di aprire le prese a mare ed ha fatto saltare il fusibile della pompa di sentina. Così il credito di Stefano in termini di servigi muliebri é aumentato a dismisura. Lo vediamo perfido e soddisfatto sogghignare sotto i baffi.
Romano
Montalbano
3 maggio
Il soggiorno siciliano non poteva concludersi senza la partecipazione a un set cinematografico. No, nessuno ci ha filmati. Il ragusano, patria di Camilleri, papà di Montalbano, é luogo di ambientazione della famosa serie televisiva.
Apparecchi fotografici, cavalletti, abbigliamento invernale (scovato nei più profondi gavoni, visto che pensavamo di farne a meno per un po’ di mesi) ; ci posizioniamo sul pontile centrale del marina. Il forte vento e il freddo non ci spaventano e nemmeno spaventano gli amici Stefano e Antonella di Cautha. Gli obiettivi sono puntati su una casa che stanotte verrà data alle fiamme.
Durante la lunga attesa proviamo e riproviamo a scattare foto, “ma tu quanti ISO hai ?”, “prova con il tasto automatico”.
Intanto il freddo comincia a penetrare nelle ossa, alcuni “coinquilini” del porto che stanno rientrando da aperitivi e cene, si soffermano sbigottiti per chiederci cosa succede.
Il tempo passa, l’attesa si fa lunga, ma non demordiamo. Dopo almeno un paio d’ore vediamo del fumo uscire dalla casa. Gente che corre avanti e indietro, pile frontali creano giochi di luce all’interno dell’immobile. Qualcuno si affaccia e agita le braccia. È il segnale. Fiamme, sirene, pompieri. Come paparazzi scattiamo foto a raffica.
Torniamo a bordo infreddoliti, doccia calda e nemmeno la forza di verificare se siamo riusciti a cogliere qualche immagine …
Luana
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