Il diario di viaggio

16 giugno


Nonostante il pattume, la città di Catania é di quelle che ci risultano subito simpatiche. Ovunque si guardi appare qualche spunto curioso, pittoresco o affascinante. Palazzi in stile barocco, innumerevoli chiese, piazze e vie, talune delle quali ancora caratterizzate dalla presenza dominante di certi mestieri. Passeggiamo così nella via delle mercerie che espongono tessuti, pizzi, bottoni; la via dei parrucchieri; la via dei negozi di ferramenta e di nautica.
Il mercato del pesce é un vero teatro all’aperto. Vivace e rumoroso, si anima a partire dalle sette. Sui tavolini di legno e nei banchi frigorifero, montagne di calamari, gamberi, cozze, vongole. Le grida dei pescivendoli  echeggiano, mentre con grossi coltelli affettano abilmente enormi tranci di pesce spada e tonno. Una donna sulla sessantina, truccata e ingioiellata, abiti griffati e tacchi a spillo, avanza traballante fra la folla frenetica di acquirenti e curiosi scavalcando con schifiltosa cura - smorfia di disgusto stampata in viso e borsetta sollevata come a passare un guado - ampie pozze di acqua mista a sangue formate nelle irregolarità della pietra antica, prima che le secchiate di fine mercato, verso le 1400 ne facciano ingurgitare ogni traccia ai tombini.

Ma a dare l’impronta più profonda alla città é la figura di Sant’Agata. La vera star di Catania. La Cattedrale (dove sono conservate le reliquie), numerose chiese, dipinti, statue e le famose “candelore” ci fanno soltanto vagamente immaginare quanto sia ancora acceso il fervore religioso attorno alla Patrona della città.
Per capirlo meglio e vedere la folla in estasi ci ripromettiamo di tornare a Catania il prossimo 5 febbraio.

 

Romano


13 giugno


I fari e le luci delle Eolie sfumano a poppa come le esalazioni sulfuree di Vulcano da dove abbiamo mollato gli ormeggi in serata per far rotta sullo stretto di Messina.
A dritta sfilano le luci della costa siciliana fra Capo di Milazzo e Capo Peloro. La luna e le stelle ci scortano in questa tranquilla navigazione notturna. Il vento soffia da ovest sui 15 nodi. Con il genoa tangonato procediamo, vento in poppa. Dovremo rallentare per imboccare lo stretto non prima delle 0400, quando la stanca di corrente passerà il testimone dalla corrente entrante a quella uscente; l’enorme massa d’acqua che si riverserà dal Tirreno allo Ionio. A partire dalle 0600 dovremmo già beneficiare di una corrente favorevole sui 4 nodi, niente male. La radio VHF lancia avvisi di burrasca tutt’attorno. Dalla Corsica (forza 9) alla Sardegna e canale di Sicilia (forza 8) alla Sicilia occidentale (forza 8). Soltanto la costa est della Sicilia, dove per fortuna ci troveremo da domani, sembra essere risparmiata.
Per giovedì dobbiamo però trovare un porto sicuro. Le previsioni (da queste parti sovente poco attendibili) anticipano un peggioramento. Mentre scruto all’orizzonte a prua per avvistare eventuali navi, mi annuso il polso. Malgrado un bagno in mare e una doccia, l’odore di zolfo lasciatoci dai fanghi vulcanici nei quali ci siamo immersi questo pomeriggio, é rimasto intenso.

 

Romano


14 giugno

 

L’attraversamento dello stretto di Messina é stato come sciare in discesa. Appena imboccato il canale una corrente sui 4 nodi ci ha avvolti e accompagnati per un bel tratto. Con motore a mille giri siamo stati sospinti a 8 nodi con grande facilità. Una volta superato lo stretto (dove non c’era vento) abbiamo di nuovo spiegato le vele per catturare un soave venticello da sud-est che di bolina, senza onda, ci ha a sospinti fino a Catania.
Porto Rossi un’oasi di pace e tranquillità in piena città, dove abbiamo ormeggiato A Go Go, é un porto elegante, curato nel minimo dettaglio, di quelli che solitamente non ci permettiamo. L’esigenza di rimediare ad alcune perdite d’olio del motore ci ha però indotti ad effettuare un pit-stop in questa cornice “chic”. Ne approfittiamo per visitare la città.


Romano