Il diario di viaggio
La persiana verde
10 luglio
La persiana verde si schiude lentamente, spinta da un braccio peloso. Fuori, il mondo. Da un quarto d’ora, una piccola folla ha cominciato ad assieparsi lungo il viottolo. Inglese, spagnolo, tedesco, italiano, danese, francese, si intrecciano nello sciame di gente in attesa del proprio turno per ordinare Pitta Gyro o Pitta Chicken. La scelta é limitata : pollo o porco. Vada per il pollo.
La formula é a dir poco geniale, nella sua disarmante semplicità. Costi fissi bassissimi, spazi ridottissimi, pochi prodotti ma gustosi, senza stoviglie e a basso prezzo, ovviamente attraverso una finestrella che collega i due mondi. Il pane arabo si piega in due nelle abili mani del cuoco che con gesti rapidissimi spalma tzatziki, introduce spicchi di pomodori e sottili fettine di cipolla, afferra uno spiedino di pollo e lo sfila nella farcitura, getta la bacchetta di legno e spulcia un pezzo di carta alimentare con cui avvolge il preparato sotto gli occhi sgranati del cliente che affacciato al piccolo sportello segue attento, scrutando fra le vampate di fumo della griglia, la confezione del proprio manicaretto.
All’esterno, chi é gia servito, si accomoda su scalini, muretti, balaustre o vasi da fiori degli edifici attigui. I più fortunati riescono ad accaparrarsi uno dei pochi tavolini traballanti di plastica che l’oste ha messo lungo il viottolo. La situazione é poco confortevole, ma l’originalità della proposta e i prezzi (2,5 euro per un gustoso paninozzo farcito) ne decretano il successo. Sicché, non v’é turista o viandante che soggiornando a Koufonisia non opti, almeno per una sera, per una cena volante alla “persiana verde”.
Romano
Koufonisia
8 luglio
A modo suo il Meltemi dà il benvenuto ai turisti che sbarcano dal grande traghetto sulla piccola isola di Koufonisia, nelle piccole Cicladi. Una fiumana di persone sgorga dalla rampa dell’immenso catamarano. Appena messo piede a terra basta uno sbuffo. Come esigesse un segno di rispetto, cappelli e cappellini d’ogni foggia prendono il volo e rotolano qua e là inseguiti dai proprietari colti di sorpresa dalle raffiche che da qualche giorno ci hanno segregati in questa prigione dorata. Qui cielo, mare e terra, sembrano volersi coniugare a formare un tutt’uno nelle varie tonalità di azzurro e bianco, i colori della bandiera greca. Colori sobri ed eleganti, che si riflettono nelle tipiche abitazioni verniciate ogni primavera di fresco, come fosse un rito di benvenuto alla bella stagione.
La gradevole tipologia tradizionale degli edifici fortunatamente refrattaria alle bizzarrie dei moderni architetti, combinata con le numerose callette e spiagge, fa di questa piccola isola un gioiellino dal fascino straordinario. È una fortuna per queste isole che la stagione turistica duri soltanto un paio di mesi. Natura e paesaggio hanno così tutto il resto dell’anno per riprendersi dall’impatto dell’invasione dei vacanzieri, purtroppo spesso maleducati e fracassoni. Rifiuti di plastica in mare e sulle rive, musica ad alto volume fino a tarda ora e sovraccarico della rete fognaria sono i tributi che queste isole pagano per soddisfare l’affluenza turistica.
Romano
Il bufalo doganale
30 giugno
Spocchioso funzionario doganale di Milos. Occhi sporgenti e collo nascosto da un gonfio doppio mento gli conferiscono l’aspetto di un bufalo vietnamita. Uno ad uno pigia con il dito indice della mano destra i tasti di un pc antediluviano. La mano sinistra - gomito appoggiato alla scrivania - sorregge sconsolata il mento. Il calendario appeso alla parete é del 2015 …
Appena entrati ci rivolgiamo alla segretaria che con aria da geisha giapponese gli sottopone la nostra richiesta. Occupato ad inserire cifre in una tabella, reagisce scocciato per essere stato disturbato. Attendiamo in anticamera circa un’ora prima che si degni di riceverci, semplicemente per dirci che prima dobbiamo farci rilasciare una lista dell’equipaggio dalla polizia portuaria. Torniamo quindi da quest’ultima, ci facciamo timbrare la crew list e ci fiondiamo nuovamente alla dogana per evitare che ci chiudano la porta in faccia con la scusa della pausa pranzo. I battenti sono ancora aperti, tiriamo un sospiro di sollievo. Ma l’uomo é andato a pranzo. Sarà di ritorno fra una mezz’ora, ci comunica il povero lo zerbino con voce tremolante e imbarazzata. Un’ora dopo, una jeep sgangherata arranca in retromarcia sulla rampa che conduce agli uffici doganali. Scende, lento come un bradipo, sazio e tronfio, interamente consapevole del suo succulento potere burocratico. Tempo un’altra ora, durante la quale strimpella goffamente i nostri dati sulla tastiera, otteniamo finalmente il nostro “log book”, il documento che ci autorizza a navigare in Grecia fino al 31 dicembre 2017. Lo scorso anno, a Kastellorizo, le pratiche d’entrata, sbrigate da un giovane doganiere molto efficiente e cordiale, avevano richiesto poco più di dieci minuti. Oggi, le lunghe attese al cospetto del bue doganale, ci hanno assorbiti per una mezza giornata. Ci consoliamo semplicemente rammentando le estenuanti procedure di ingresso architettate dalle autorità indiane alle quali senza ombra di dubbio spetta il primato mondiale assoluto di pedanteria.
Romano
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