2 settembre


L’ambiente é surreale. Sembra di essere all’ancora in mezzo ad uno dei nostri laghetti di montagna. In realtà, siamo a Vathi, un’insenatura naturale protetta da tutti i venti in cui il tempo sembra essersi fermato. Sul versante occidentale, un gruppuscolo di case povere che rispecchiano la Grecia profonda, quella dimenticata da tutti e ignara di quel che succede attorno, concentrata sulla pesca di piccolo taglio, sulla pastorizia e sull’allevamento di galline e maiali. Al primo colpo d’occhio si nota come qui la vita sia dura, come ogni giorno vada strappato alla natura. Uomini e bestie uniti e accomunati da una specie di solidarietà contro la siccità e l’avarizia della natura.
La capra, allunga il collo fuori dal recinto per cogliere con la punta della lingua protesa allo spasmo la fogliolina finalmente cresciuta alla sua portata. Dentro al perimetro solo arbusti rinsecchiti e polvere, tanta polvere. I maiali, ricoperti di cenere, sembrano felici nella loro singolare dimora ricavata da una vecchia fornace per mattoni. Galli e galline in libertà si avventano su un piccolo formicaio. Il profumo di salvia é intenso, accentuato dalle folate di vento caldo che ci investono gonfiando le nostre camice.
L’unica taverna é accogliente e invitante al tempo stesso. Gente semplice, cordiale, con cui leghiamo subito nonostante le difficoltà linguistiche. A volte, chissà perché, simpatia e affetto si instaurano come per magia fra perfetti sconosciuti che nemmeno si capiscono tanto bene, lasciando un piacevole, confrontate ricordo.

 

Romano